We Fog: in 10 artisti vi raccontiamo chi siamo
- Roberto Checchi
- Aug 7, 2017
- 9 min read

Acceleriamo il ritmo e vi proponiamo subito una nuova rubrica. Oggi i protagonisti sono i veronesi We Fog, che hanno da poco pubblicato il loro EP d'esordio Float. Andiamo a sviscerarlo tramite gli artisti che più hanno influenzato la band.

Shellac - In una parola, minimalisti. Tutto per noi è partito da questo concetto, che loro in primis hanno saputo esprimere alla perfezione e con una meticolosità fuori dal comune. Chitarre ruvide e dissonanti, ritmi sghembi e suoni percussivi di una forza brutale da far quasi rabbrividire. Basso slabbrato e prepotente. Un mix che suscita quasi paura e disagio, una certa ripetitività incalzante giusto perchè i concetti arrivino chiari ed entrino per forza in testa; e un senso di claustrofobia nei confronti di una parte della realtà che ci circonda, in poche parole: introspezione.
Una canzone: Il porno star, perché l'illogicità della struttura è disarmante. Quando la ritmica non è più ritmica da definizione, quando la chitarra diventa la batteria e la batteria diventa la chitarra. E tecnicamente è impressionante. Perché fondamentalmente è math rock, c'è sempre una logica ma in pochi la riescono a trovare.
Un disco: At Action Park (1994). Il primo lavoro di Steve Albini con gli Shellac. Il più caratteristico, c'è tutta la sua idea di minimalismo "abrasivo". Poche cose ma incastrate alla perfezione. Il resto è superfluo

Fugazi - Quando sento parlare di loro personalmente mi sale una sorta di rispetto reverenziale: sarò eternamente grato per quello che hanno fatto negli anni 90'. Hanno dato vita a quel binomio che in pochi hanno saputo rendere così efficace: potenza e groove. Ritmicamente per un gruppo è una delle cose più difficili, di solito se si vuole essere "potenti " si perde nel groove e viceversa. Loro sono riusciti a fare sempre entrambe le cose. Riff che ti fanno febbricitare e senza particolari effetti per le chitarre; ma tutti sappiamo quanto avere una testata e cassa marshall JCM 900 in questo senso sia fondamentale. Inoltre si incastrano bene praticamente sempre. Il basso : funky/blues . Una cosa che non c'entra sostanzialmente nulla col resto , ma ci sta alla perfezione. Batteria universale. I secondi accenti, i controtempi, i doppi colpi, Brendan Canty è un punto di riferimento. Ma non solo a livello musicale li si ricorda: la loro politica del DIY (do it yourself), la protesta sociale, mai violenta ma esplicativa comunque. Le energiche esibizioni live. Adrenalina pura
Una canzone: Nice new outfit. Perché c'è tutto, complessità che diventa semplicità, nulla è fuori posto. E soprattutto la carica di energia e le continue variazioni di ritmo: ti aspetti qualcosa ma arriva tutt'altro e nulla è dunque scontato. Imprevedibilità e originalità uniche.
Un disco: Steady Diet Of Nothing (1991). A metà tra Repeater (il loro disco più manifesto "punk" nel vero senso della parola) e In on the Kill Taker, quello più rappresentativo del loro post hardcore. Li in mezzo c'è il loro perfetto equilibrio

The Jesus Lizard - 4 personaggi fuori di testa della scena noise della Chicago anni 90. Come non amarli ? Prima cosa: la versatilità dei 3 musicisti (per un secondo escludiamo David Yow che canta e basta e per cui scriverò un paragrafo a parte). Un batterista che sa suonare anche il basso, un bassista che sa anche suonare la batteria: sembra banale ma in fase di composizione risulta un enorme vantaggio. Tant'è che di questo gruppo sono sempre le ritmiche a lasciarmi allibito, in senso buono ovviamente . Basso e batteria ti arrivano sempre in faccia come un treno, creano una potenza paurosa e si fondono praticamente in una cosa unica. La chitarra e gli arpeggi sono tecnicamente difficili ma non solo: sotto c'è una ricerca dei suoni precisa e saggiamente pensata, derivata principalmente dal passato jazz di Duane Denison, che poi ha deciso di praticare i suoi precetti nel mondo noise. Saggia scelta. E infine come promesso David Yow. Un uomo che ha fatto di un suo apparente difetto il suo pregio e la sua fortuna. Sa perfettamente che la sua non è una voce soave e bella da sentire: ma non è quello il suo obiettivo. Il modo in cui comunica i suoi testi, che raccontano spesso storie borderline, conditi di versi e conati strani, più tutte le parole mangiate è un qualcosa che nessuno si era sognato di fare prima nella musica. E il profondo senso di disagio emotivo che ti assale nell'ascoltarlo ti lascia sempre spiazzato.
Una canzone: Seasick. Scelta difficilissima .Ma prendiamo questa, perché è in 3/4 , per il ritmo incalzante, per la paura che ti mette ascoltandola e soprattuto per la sontuosa interpretazione vocale di Yow. Una storia narrata con tutta la sua enfasi che parla del disagio che prova un uomo lasciato solo in mezzo ad un oceano. Ah piccolo particolare: non sa nuotare. "I can't swim!"
Un disco: Goat (1991) . Una vera chicca per gli amanti del genere. Folle, emblematico e un concentrato di storie narrate in maniera tragico-teatrale. Registrato totalmente in analogico , molti dei brani sono stati presi così ai primi take. Steve Albini's rules.

Slint - Forse i padri fondatori del post-rock nel vero senso che oggi si da al termine. Mica male. Per molti aspetti ci hanno influenzato davvero molto: le linee vocali semi parlate o sussurrate, gli arpeggi e i suoni delle chitarre, i tempi spesso in 5/4 o comunque tutti invertiti. Un gruppo che anche qui ribadisco , nella sua semplicità, risulta efficacissimo e soprattutto per niente banale. Il pathos e la carica emotiva dati dall'ascolto non sono per nulla indifferenti: si alternano spesso fasi tristi e vuote a fasi più spinte e sostenute.
Ciò che colpisce è anche la struttura dei brani: non sempre esiste il classico schema ritornello strofa ritornello, anzi si presenta raramente. Ogni momento del brano è caratterizzante e non è li per caso. Intelligenza e originalità sono qualità che nella musica spesso fanno la differenza.
Una canzone: Nosferatu Man: Innanzitutto anche questa per la ritmica: 5/4 super incalzante, relativamente semplice ma di un impatto notevole. Per le linee vocali: tra parlato e rabbia espressa in maniera gridata si può trovare la contrapposizione di fondo che caratterizza tutto il brano. Una buona dose di feedback e accordi dissonanti completano il tutto.
Un disco: Spiderland (1991). La parola chiave è sempre quella: originalità . Un disco composto da solamente 6 tracce, ma ognuna col suo preciso scopo. La modalità quasi narrativa di reinterpretare testi della letteratura inglese (si veda Good Mornin Captain) è sintomo anche di una certa cultura che anche nella musica ha sempre il suo fascino. E il grande senso di desolazione che pervade tutto l'intero album.

Verdena - Ebbene si, non abbiamo risentito di sole influenze americane anni 90'. I tre ragazzi di Bergamo per noi rappresentano molto a livello soprattutto compositivo e artistico in generale. Ci piace pensare che sia un buon modello da seguire ecco. La cripticità dei testi , lasciati come sempre alla libera interpretazione, è uno degli aspetti che più li caratterizzano e che più ci piace. Perché sembrano a caso ma non sono assolutamente a caso. Le linee vocali, le più variegate, spaziano dal melodico all'urlato come se nulla fosse. La ricerca continua di nuovi suoni e il concetto di sperimentazione, da questo punto di vista i Verdena hanno avuto una produzione spaventosa: di idee trasportate in realtà musicali, sempre diverse e sempre particolari, uniche, caratterizzanti. Non si sono mai accontentati. La partenza quasi grunge di fine anni 90, il post rock e l'alternative (ci tengo a precisare, pubblicati in un periodo i primi 2000 in cui in Italia nessuno faceva cose simili a livello musicale. Ci vuole coraggio), il noise di Requiem, la chiave infine più melodica degli ultimi anni: in tutte le salse, loro non sono mai stati banali. E in Italia non ci sono altri gruppi del genere a mio parere.
Una canzone: Anche qui scelta complicatissima . Prendiamo Muori Delay, frizzante esplosiva e un po' critica a livello generale. Anche se davvero ce ne sono troppe che meritano .
Un disco: Requiem (2007) . Una specie di concept album, nato da jam session infinite a cui è stata data forma, coerenza e definizione ben precisa, una sorta di autosostentamento. Difficilmente replicabile.

Totorro - Un gruppo molto più recente (hanno pubblicato da poco il loro secondo album Come to Mexico) di origini francesi, che suonano un math rock tendente in alcuni punti all'emo della seconda ondata, quella ovviamente anni 90'. Una caratteristica fondamentale: la scelta dei pezzi praticamente solo strumentali. Un punto in comune con la nostra visione della musica presa in quanto tale. Come sempre ritmi scompostissimi, che si intrecciano con arpeggi di chitarre piene di reverb e delay. I Totorro dal punto di vista degli arrangiamenti ci hanno dato modo di sperimentare nuove soluzioni musicali: i finali spesso inaspettati non dettati dalla metrica standard, e quel gusto per la melodia che tuttosommato non guasta mai le cose.
Una canzone : Tonton Alain Michel. Pezzo frizzante ma allo stesso tempo malinconico per certi versi. Melodie vecchia scuola basate su arpeggi pulitissimi alternate a parti energicamente più sostenute con batteria molto atmosferica e delay sulle chitarre.
Un disco: Home Alone (2014). L'album di debutto, un fiume di canzoni quasi tutte attaccate fra loro, per immergersi totalmente nell'atmosfera giusta.

June of 44 - Torniamo ai nostri cari anni 90. Anche se all'attivo hanno suonato poco (gli ultimi 5 anni dei 90), i June of 44 hanno avuto modo di distinguersi nella scena post rock iniziata qualche anno prima dagli Slint. Aggiungendo però quei ritmi slowcore che spesso apprezziamo come alternativa all'interno del genere. Saldamente ancorati ad uno stile ricco di improvvisazioni e a trame scandite su strutture geometriche, ci hanno stupito per imprevedibilità e intensità. Anche qui voci sussurrate e parti strumentali sono gli ingredienti principali della loro produzione.
Una canzone: Lusitania. 5/4 inizialmente silenzioso e sornione che poi esplode in un crescendo finale.
Un disco: Tropics and Meridians (1996): La mano e l'influenza di Bob weston (Shellac) rendono questo lavoro il loro più significativo a livello di arrangiamenti, ricerca dei suoni e mix di influenze musicali.

Don Caballero - Che dire dei Don Cab , un trio strumentale di musicisti dal punto di vista tecnico stravolgente. Forse i migliori interpreti del math rock ma quello puro, i Don Caballero rappresentano la vera e propria essenza della geometria musicale. I tempi escono da qualsiasi schema logico razionale , salta qualsiasi tipo di regola strutturale e la musica diventa una specie di animale che vive senza regole . Trame originali si uniscono a parti strumentali spesso brutali e isteriche, chitarre che costruiscono un muro impenetrabile a cui si aggiunge il basso per rincarare la dose. E il mix delle influenze più disparate: nella produzione dei don cab si possono trovare continuità fra jazz, funk, rock e gli elementi più disparati. I riff non contano più per la loro melodia, devono essere anomali, invasivi e rumorosi. Il tutto va a sfociare nel noise dettato come sempre dalla presenza di dissonanze.
Una canzone: New Laws. Melodia avvolgente e lenta in pieno stile slowcore, che rimanda in certi momenti ai Melvins.
Un disco: For Respect (1993) . Album eccentrico e talemente elaborato dal punto di vista delle forme e della struttura dei brani che comunica una sorta di vanità. E rende ascoltabili anche le forme sonore più irritanti.

Tortoise - Uno dei gruppi anni 90 più attivi ed influenti per produzione, scelte e stili musicali. Per prima cosa, ci piacciono e abbiamo risentito molto del loro impatto atmosferico: quel genere che oggi identifichiamo come "ambient" e che non ci dispiace affatto. Un ambientazione ovviamente particolari, perchè unisce le influenze più disparate, rimandi musicali orientali che si fondono con una specie di jazz rock, per poi scontrarsi con idee e logiche più occidentali in stile progressive. Non a caso ci è arrivato a suonare un certo David Pajo, ex Slint.
Una canzone: Djed. 20 minuti di brano in cui succede praticamente di tutto: ad un basso semplice e ripetitivo si aggiungono a piccole dosi una serie infinita di strumenti e si creano le situazioni musicali più diverse fra loro. Ma all'interno dello stesso brano. Genio e follia .
Un disco: Millions Now Living Will Never Die (1996). Apice del post rock, punto d'incontro tra fusion, jazz, progressive insomma un lavoro la cui vastità di arrangiamenti ed ensamble musicali e strumentali diverse è di notevole caratura .

Three Second Kiss - Ci sentiamo di chiudere con loro, perché abbiamo avuto l'onore di conoscerne il chittarrista , e di registrarci il nostro primo Ep assieme. Sergio Carlini (chitarrista del gruppo e collaboratore con noi nei panni di produttore) è rimasto per noi un punto di riferimento importante oltre che come persona anche come musicista. I Three Second Kiss nascono nella Bologna degli anni 90 e si distinguono subito per il loro eccletismo in fase di produzione. Il genere è perlopiù math e noise ma anche qui c'è una vasta gamma di suoni che si incastrano assieme e ciò che ne risulta è un trio compattissimo e molto energico. Ciò che ci piace di più anche a noi .
Una canzone: Everyday Everyman. Un math rock sostenuto pieno di interessantissimi cambi di ritmo, uno dei tanti esempi di grande eccletismo della band
Un disco: For Pain Relief (1996). Il loro debutto, album tecnicamente molto elaborato dalle sonorità americane, un viaggio tra math, post rock e alternative.
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