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Tia Airoldi: in 11 artisti vi racconto chi sono


Dopo diverso tempo ritorna la nostra ormai storica rubrica e lo fa con Tia Airoldi, a cui lasciamo subito spazio e possibilità di raccontarci gli ascolti che più lo hanno formato

Dunque, dato che le scelte come queste sono sempre difficili ed esclusive, vado a flusso di coscienza.

In questo momento sono incuriosito da un maniera di fare musica certamente pop e se mi passate il termine “diffusa”. Evolve degli Imagine Dragons per esempio, oppure la colonna sonora di The Greatest Showman di Pasek & Paul.

Conor Oberst il disco omonimo. Voce struggente, testi da romanzo. Assieme a Carrie & Lowell di Sufjan Stevens, due tra gli album che più mi hanno emozionato nella vita sotto la voce songwriting e sotto la bandiera dello “show don’t tell”.

Un disco rock incredibile: Consolers of the lonely dei Raconteurs. Acquistato il giorno dell’uscita a Londra. Ascoltato sulla macchina per tornare a casa dall'aeroporto qualche giorno dopo. Ho ancora in testa la nota del rullante del pezzo di apertura.

Ho incrociato gli Spoon con Gimme Fiction nel 2005. Li ho visti live quest’anno per la prima volta a Milano. Loro sanno cosa vuol dire avere un sound.

Happy Hollow e The Ugly Organ dei Cursive. Con la mia band (The Please) in pulmino durante i tour ci siamo sfondati questi due dischi, lasciandoci trasportare nei viaggi folli di Tim Kasher e soci.

Del 2014 Hozier con l’album a suo nome. Davvero coniugare il pop con “l’intenzione” e con la potenza delle parole non è cosa semplice.

Creuza de ma di Fabrizio de Andrè ha sempre il suo ascolto annuale. E’ un disco realmente sinestetico, che riesce cioè ad associare percezioni provenienti da sensi diversi: profumi, colori, suoni.

Vorrei poi menzionare Keep it Hid Dan Auerbach e Creep on Creepin’ on di Timber Timbre per avermi molto ispirato nel modo di cantare e di scrivere.

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