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Foscari: in 10 artisti vi racconto chi sono

  • Roberto Checchi
  • Jun 6, 2018
  • 4 min read

Oggi a raccontarvi le principali influenze che lo hanno accompagnato nel suo percorso di formazione sarà Marco Foscari (in arte Foscari), classe ’87 di Cava de’ Tirreni, ma romano di adozione. Il suo disco d'esordio, I Giorni Del Rinoceronte, è uscito lo scorso aprile.

Pink Floyd - La prima volta che ascoltai l’assolo iniziale di Wish you were here capii immediatamente che dovevo lasciare qualsiasi cosa stessi facendo per dedicarmi allo studio della chitarra. Dei Pink Floyd non si può dire niente, se non che senza di loro (Sid Barrett su tutti) probabilmente metà della musica contemporanea non sarebbe potuta essere concepita.

Una canzone: Mother, perchè è universale.

Un disco: The piper at The Gates of down, il primo. Quello di Syd. Uno degli strappi musicali più significativi della storia. Un mondo affascinante di oscurità e melodie. Impossibile non esserne catturati.

Le luci della centrale elettrica - La canzone italiana secondo me non è più la stessa da quando Vasco Brondi ha indicato una nuova direzione. Mi ha influenzato molto soprattutto nella concezione della scrittura, scevra dagli orpelli poetici della canzone tradizionale e televisiva. I concerti sono una catarsi collettiva.

Una canzone: Padre nostro dei satelliti, perché è una coraggiosa preghiera laica che riflette con grande poesia i nostri anni.

Un disco: Per ora noi la chiameremo felicità, perché è il più difficile tra i quattro dischi, il più ostico, ma il più graffiante.

Radiohead - nei primi anni 2000 le band liceali suonavano solo i Radiohead e tutti provavano a rifare gli assoli di Jonny Greenwood e gli acuti di Thom Yorke. L’alternanza di pop e rock psichedelico facevano di questa band la più vicina alle esigenze emotive di noi quindicenni. E poi, dopo, abbiamo capito che era la più importante band dei nostri anni e non l’abbiamo più lasciata. Una canzone: Paranoid android, perché è assurda, surreale, piena di vita e di morte. Un disco: Ok Computer, perché tutte le canzoni che lo compongono sono dei capolavori. [if !supportLineBreakNewLine]

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Fabrizio De Andrè - Non c’è molto da dire, tutti quelli che si sono approcciati alla scrittura della canzone conoscono ed apprezzano il più grande cantautore di sempre. Senza De Andrè l’Italia sarebbe un posto più triste. Una canzone: Se ti tagliassero a pezzetti, perché è capace di ricordarti che la libertà è dentro di te. Un disco: Anime salve, perché è la summa del suo pensiero poetico e anche della poesia cantautorale italiana.

Lucio Battisti - il fenomeno pop più significativo della musica italiana degli ultimi 50-60 anni (talmente che anche ora che sto scrivendo, un tizio in macchina lo sta ascoltando) e il primo artista di cui ho avuto un disco tra le mani. Le parole cantate sembravano venire da lontano, da un posto fatto solo di poesia.

Una canzone: i giardini di marzo, perchè a scuola tutti abbiamo venduti i libri.

Un disco: Lucio Battisti, un album che ti prende alla gola.

Lucio Dalla - La capacità di Dalla di cambiare genere a seconda della canzone, di parlare di politica anche mentre parla d’amore, di farti immaginare con esattezza tutte le parole e di mettersi a nudo, lo rendono uno dei più importanti e grandi artisti italiani. Se non avessi ascoltato i suoi dischi presi in prestito da mio padre, non avrei neanche lontanamente pensato di avvicinarmi alla scrittura della canzone. Una canzone: Com’è profondo il mare, perché è rock, urla di rabbia e disperazione. Un disco: Dalla, il nono. Ogni canzone di questo album trasuda strada, amore e umanità. [if !supportLineBreakNewLine] [endif]

Dente - Il primo cantautore indie della storia mi ha insegnato che le canzoni si potevano scrivere anche in cameretta e registrare in maniera fai da te e che potevano arrivare in qualche modo a molte persone. L’eleganza e la poesia, la dolcezza a l’amarezza fanno di questo artista il più glam tra gli indipendenti, ma anche il loro capostipite. [if !supportLineBreakNewLine] [endif]

Una canzone: Buon appetito, perché insegna come dire vaffanculo con classe. Un disco: Anice in bocca, Un piccolo gioiello da ascoltare nei periodi di ricostruzione. [if !supportLineBreakNewLine] [endif]

Bruce Springsteen - Il boss è il rock in persona. Sono rimasto incantato quando l’ho visto dal vivo a Roma. Da lui si può solo che imparare: l’onestà, il divertimento, l’impegno sociale e il modo di stare sul palco. Le sue canzoni sono adrenalina pura. Una canzone: Born to Run, perché per me ha il riff più bello della storia.

Un disco: Darkness of the edge of town, perchè era incredibilmente avanti coi tempi.

Eddie Vedder e i Pearl Jam - Lo spirito della ribellione fisica ed intellettuale è incarnato in questa band e nel suo leader, che insieme ai Nirvana, hanno comunicato al mondo e a noi adolescenti degli anni ’90 che si poteva dire no alla struttura sociale che i nostri genitori ci offrivano. Una canzone: Society (E. Vedder), perché è un manifesto dell’artista.

Un disco: Ten (Pearl Jam), perché è un album che trabocca verità.

Extreme - Una band che non tutti conoscono, ma che ha fatto la storia dell’Heavy Metal contaminandolo con il blues, il rock e il pop. Tutti la conoscono per more than words, pochi per gli incredibili assoli di Nuno Bettencourt. Una canzone: Lil’ Jack Horny, perché raramente ho ascoltato una contaminazione musicale così sapientemente sperimentata. Un disco: Pornograffiti, perché è una pietra miliare per tutti i chitarristi e riffettari.

 
 
 

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