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Per tutti i piromani che portano le scarpe a strappo

Mi piacerebbe focalizzare l'attenzione su un gruppo che personalmente adoro della scena underground milanese e che spero acquisterà sempre più visibilità: gli Officina Della Camomilla.Il complesso nasce nel 2008 e dopo varie modifiche alla formazione, è tuttora composto da cinque elementi (Francesco De Leo, Gaetano Polignano, Ilaria Baia Curioni, Anna Viganò e Marco Amadio), ha già pubblicato un disco,"Senontipiacefalostesso" e sta lavorando al secondo.

Penso sia difficile che la musica degli Officina possa essere compresa da subito; la prima volta che ho sentito la voce inconfondibile di De Leo ero a cena a casa di un amico che ha fatto partire "Agata Brioches" e la prima reazione è stata qualcosa di simile ad un 'leva sta merda', ma finita la canzone l'ho voluta rimettere di nuovo. Perchè se hai vent'anni, ti sta sui coglioni la gente e pensi cose tipo 'tutte le persone sono spazzatura', gli Officina Della Camomilla parlano per te. Ma lo fanno con una sorta di tenerezza, del tipo che se venissero ascoltati da una persona che non conosce una parola di italiano potrebbero sembrare degli autori di canzoni per bambini, o qualcosa di simile. Ed è proprio questa sorta di contraddizione il primo ingrediente della ricetta che rende abbastanza inconfondibile ogni pezzo di questo gruppo. Io li ho sentiti dal vivo proprio ieri sera al Bachelite di Milano dopo essermeli persi due volte, una a Bologna e l'altra al Garrincha (l'etichetta discografica del gruppo) Loves Milano, concerto che coinvolgeva tutti gli artisti appartenenti alla suddetta etichetta, fra cui i più noti L'Orso e Lo Stato Sociale.

L'atmosfera ieri sera era molto informale, il posto era piccolo e confidenziale e dopo il concerto ho anche avuto la fortuna di scambiare due parole con Francesco De Leo, che ho trovato delizioso; l'acustica non era eccezionale ma ho apprezzato molto il live, lui che improvvisava cambiando le parole alle canzoni e lo stile che era esattamente quello che mi sarei aspettata dagli Officina dal vivo. Forse io 'ascolto solo musica orrenda', ma in attesa del secondo disco, consiglio a tutti l'ascolto del primo lavoro di questo gruppo dal sapore unico e autentico, con particolare attenzione ai testi, che oltre ai mille riferimenti al centro di Milano sono abbastanza deliranti e proiettano immagini molto surrealiste. Insomma, sì, per certi aspetti sembrano usciti da Yellow Submarine, il film animato dei Beatles che tutti abbiamo presente, ma ascoltando la seconda volta la canzone si comincerà a cogliere qualcosa in più e a farli anche un po' nostri. Sono certa che almeno parte di chi ascolterà li apprezzerà, e senonvipiaccionofalostesso.

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