L'amore ai tempi del Nokia 3310
- Roberto Checchi
- Feb 27, 2014
- 4 min read
Riconosco la mia ridondanza nello scrivere qualcosa di probabilmente già sviscerato dalla maggior parte delle persone che hanno letto sotto questo titolo, soprattutto perchè scritto di getto all'una di notte e con un esame due giorni dopo, in effetti questa serata è esattamente come tutte le altre passate in casa in periodo d'esami: occhiata alla posta, al blog, e poi apriamo la home di Facebook, per vedere che cazzo faceva la gente mentre noi non la stavamo monitorando. Mi accadde una sera di avere I miei nonni a casa per cena e che mia nonna mentre aprivo la pagina web del social network mi chiedesse su che sito fossi. In quel momento, mentre cercavo una risposta veloce da darle che glielo facesse capire, ho pensato quanto per lei l'apprendere la possibilità di una rete che metta in contatto o mostri le azioni in tempo reale di persone in tutto il mondo con cui ti scegli di essere in “amicizia” avrebbe potuto suscitare in lei uno stuporte equivalente a quello che avremmo noi nello scoprire un'effettiva validità scientifica in un rito magico. “E' un sito sui cui vedo cosa fanno I miei amici”? “E' un sito che mi permette di comunicare con le persone con cui sono in contatto”. Ora, pensate ai racconti che fa il nonno seduto sulla poltrona di quando portava la nonna a ballare o di quando le comprava I fiori o andava sotto casa sua per vederla. Poi pensate a noi. Noi che quando vediamo qualcuno che ci attrae, scopriamo nome e cognome per andarlo a vedere su facebook. Noi che mettiamo I cosiddetti “like tattici” per attirare la sua attenzione. Noi che parliamo in chat linkando canzoni per sfoggiare la nostra cultura chic. Noi che il romanticismo è una foto bella e affettuosa messa su facebook. Soprattutto, noi che basiamo la nostra autostima su quanti apprezzamenti riceviamo su facebook. Perchè smettiamola di prenderci in giro e guardiamoci in faccia: noi possiamo fare I nichilisti ad oltranza, ma sappiamo che quando postiamo una qualsiasi cosa sulla nostra bacheca attendiamo con ansia la prima notifica che ci mostri che siamo apprezzati, dunque appoggiati nel nostro pensiero, nel nostro gusto. E, vetta di questo appagamento, nelle foto che ci ritraggono. Sono nate applicazioni (vi giuro) per prendere più like su Instagram. E poi insomma, un like tira l'altro. Se davvero tanta gente arriverà ad apprezzare, oltre a convincerti di essere figa convincerai anche gli altri, che vedono la tua foto con un largo seguito di apprezzamenti. Voi ditemi, ditemelo, se qualcosa può uccidere il romanticismo più di questo. Se non mi deve fare tristezza l'idea di raccontare a qualcuno che ha vissuto un'epoca di corteggiamenti in carne ed ossa, spiegarle quanto siamo sempre più vicini al suo concetto di “robot”. Quanto uccide la dolcezza del rapporto umano che tanti apprezzamenti alla foto profilo equivalgono al complimento che ci fanno per strada, anzi, probabilmente anche di più. Io come prima vittima involontaria di questi circoli mentali viziati oserei definirlo angosciante. La cosa più sconfortante è chi scrive su Facebook che vorrebbe essere vissuto in un'epoca precendente. Forse siamo davvero rametti trasportati dal fiume in piena della tecnologia e la nostra naturale direzione dell'evolversi tende verso questa direzione, ma io credo che la coscienza individuale sia più forte di qualunque movimento di massa. Quello che chiedo ad ognuno di voi è: siete appagati da questo mondo virtuale, da questo mondo fatto completamente di rappresentazioni? Forse non davvero. Magari qualcosa dentro di voi vi dice che si sta instaurando una qualità dei rapporti umani basata su un equilibrio di superficialità e banalità. L'evoluzione della tecnologia è qualcosa di straordinario e rivoluzionario che ha portato ad una conoscenza immediata ed immensa abbordabile da ogni persona in possesso di una connessione internet. Essa tuttavia è nemica dell'approfondimento, in quanto tende a dare tanti imput nel modo più stringato possibile. Io penso che si sarebbe vissuto meglio se la tecnologia non fosse arrivata a monopolizzare anche I campi affettivi e sentimentali, rendendo standard cioè che in natura è meno standardizzabile. Sta minacciando di affermarsi una filosofia opposta a quella da sempre praticata alla ricerca della verità, cioè un abbandonare l'essenza delle cose, più precisamente dei rapporti, per diringersi verso la mera rappresentazione di questi, alla quale viene dato un peso di gran lunga maggiore rispetto al realizzarsi effettivo di essi. Vi chiedo solo se non avete voglia anche voi di tornare all'individualismo e a ciò che ci rende davvero essere capaci di una certa sensualità e un effettivo fascino personale. Di preferire un sorriso con un gusto nuovo per ogni persona che incontrate ad un faccino in chat. Al non nascondersi dietro alle frasi fatte del web ma al mostrare le proprie contraddizioni limitando la nostra paura che non vengano accettate. E, per quanto possa sembrare un concetto ovvio, capire che la vostra bellezza non sta nella vostra fotogenicità ma nella vostra gestualità, nella vostra voce, nella diversità di ogni sguardo. Forse potrebbe aiutarci a staccarci dal continuo bisogno di conferme da parte degli altri. Chiedetevi se in fondo non è tutto quello di cui abbiamo bisogno.
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