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Intervista a Bianco

  • Roberto Checchi
  • Mar 22, 2015
  • 5 min read

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Nella cornice milanese del Festival delle radio universitarie sono riuscita ad incontrare un artista torinese ormai noto nel panorama musicale indipendente italiano; lui è Alberto Bianco, in arte Bianco. La cosa è partita come un'intervista ed è finita più come un dialogo sulla scena indipendente italiana, che spero possa dare vari spunti di riflessione.

Come sappiamo, tu fai parte di una nota etichetta indipendente torinese, la INRI. Come è avvenuto questo incontro?

La INRI è formata da Dade e Paolo che sono fratelli e Pietro. Dade io lo conoscevo già da prima che l’etichetta prendesse vita, essendo entrambi di Torino; per un anno ho suonato tutti i giovedì nello stesso locale in cui lavorava la sua fidanzata dove lui ogni tanto veniva a dare una mano coi suoni. Dopo aver sentito tipo 20 concerti miei ad un certo punto mi ha detto: “mi piacerebbe darti una mano a fare il disco!”. Abbiamo quindi iniziato a lavorare a questo album e una volta finito non sapevamo minimamente cosa farcene. A quel punto Dade mi ha detto di avere un'idea in ballo con suo fratello e Pietro, quella di mettere su un'etichetta. “Ti andrebbe di essere il primo disco dell'etichetta?” mi dice. Non me lo sono fatto ripetere e cosi sono partite in contemporanea la mia storia e la loro.

Parliamo invece delle tue collaborazioni. Tu per esempio hai seguito nella loro tournée sia Niccolò Fabi che i Linea 77. Una in particolare è Levante, con la quale hai fatto un singolo molto bello, Corri Corri. La conoscevi già o la hai conosciuta come artista all'interno della INRI?

Levante la conosco da anni, era la fidanzata di un mio amico. Per registrare il primo disco aveva chiesto una mano a Dade, perché aveva apprezzato molto il mio primo lavoro e cercava quel tipo di sonorità. Lui però in quel momento era impegnato e l'ha indirizzata da me, così abbiamo iniziato a lavorare su quel disco ed è stato un ottimo lavoro. Successivamente abbiamo fatto anche una tournée insieme io e lei con canzoni di entrambi, poi lei ha messo su la sua band, nella quale io ho fatto da bassista. Tornati dal tour abbiamo iniziato a lavorare sul suo secondo album che abbiamo finito di registrare una settimana fa. Purtroppo non potrò partecipare alla tournée di Levante di quest'estate perché contemporaneamente sarò impegnato con la mia.

Tu come genere sei proprio un cantautore e come dicevi anche prima in diretta hai una costruzione dei testi molto ad immagini. Secondo te perché in particolare nella scena indipendente c e una tale sovrabbondanza di cantautori? Penso soprattutto ad artisti come Brunori o Dente che hanno uno stile molto definito e riconoscibile, spesso fortemente riconducibile ad una scuola tipica italiana.

Questa è una bella domanda, sicuramente come i pezzoni, che negli Stati Uniti e in Inghilterra spopolano, derivano da una tradizione loro rock, soul o rithm'n blues, noi in Italia abbiamo il liscio e il cantautorato. Artisti come Brunori e Dente sono bravissimi però un po' della loro fortuna arriva proprio dal fatto che il grande pubblico li vede come quelli che hanno continuato la tradizione e sono loro i primi a esserne consapevoli.

Sei stato scelto tempo fa da MTV come artista del mese e ho visto un tuo video su VEVO in cui presenti il videoclip del tuo singolo, Filo D'Erba. Soprattutto per un artista indipendente che ha meno accesso a questi mezzi di comunicazione rivolti alle grandi masse, quanto sono importanti i media? Mi viene in mente un gruppo come I Cani, loro usano pochissimo i social e tutti questi canali di comunicazione.

Strutture come MTV e VEVO sono sicuramente molto interessanti. Onestamente ormai è talmente sottile la linea fra indipendente e mainstream che ci sono delle realtà indipendenti che hanno superato alla grande artisti di major, quindi questa differenziazione non vale più tanto. I mezzi di comunicazione sono chiaramente molto importanti soprattutto in questo momento in cui chiunque suona e chiunque può fare un disco in casa e avere un'immagine e un immaginario simile a quello di un artista affermato anche solo tramite facebook. Questo discorso vale per la maggior parte delle band, se sei I Cani è gia diverso; sono un fenomeno pazzesco degli ultimi anni, arrivano da Roma, una città enorme e hanno alle spalle un discografico che scrive di musica da sempre e con un sacco di contatti.

Emiliano Colasanti?

Si esatto, proprio lui è riuscito a comunicare molto bene il fenomeno Cani e il fenomeno Colapesce, se non erro entrambi sotto la 42 records. Magari non sono loro ad usare personalmente i canali di comunicazione, ma le persone che seguono questi ragazzi sono molto in gamba.

E il videoclip invece quanto è importante per la diffusione di un singolo?

Sai che non l'ho ancora capito? Secondo me o fai il videoclip virale con la superidea o rischi di ottenere risultati contrastanti. Pensa ai linea 77, adesso sono usciti con il video del giochino in cui bisogna individuare tutte le band rappresentate tramite le faccine di Whatsapp. Geniale secondo me, però cosa fai per risolvere il rebus? Stoppi ogni scena la canzone?

Ok, paradossalmente perde di importanza la canzone.

Sì, alla fine non la stai ascoltando. Sono molto contento finora dei videoclip usciti per i miei pezzi, ma non sono ancora riuscito ad esprimermi completamente con uno, trovo sempre a posteriori delle cose che non vanno, così come con le canzoni. Questo perché è difficile trovare delle immagini belle che accompagnino e assecondino esattamente ciò che volevi dire nel tuo pezzo.

Mi hai già un po' anticipata su questa domanda in quello di cui abbiamo appena parlato, ma cosa pensi della scena indipendente italiana ora come ora? Fino a un po’ di anni fa forse l'accezione era un po' diversa, ovvero si era un artista indipendente quando si sceglieva di non andare sotto una major che poteva potenzialmente convertire in marketing la propria espressione artistica e l'opzione alternativa era essere tutelati di meno ma avere maggiore libertà in quanto ad espressione artistica. Ora come ora forse è più uno stereotipo.

Le etichette indipendenti sono andate a coprire buchi che hanno lasciato scoperti le major prendendosi artisti che sono, obiettivamente, da major perché, appunto, gruppi come Lo Stato Sociale o I Cani lo sono, per i fenomeni che sono e per la capacità che hanno di raccogliere pubblico attorno a loro. Poi chiaro la cosa strana è di tendenza ma secondo me la moda dell'etichetta indipendente c'è sempre stata un po’, forse era solo meno riconosciuta. Indipendente e major hanno sempre viaggiato parallelamente fino ad arrivare ad incrociarsi proprio per il fatto che le major sono carenti anche dal punto di vista del talent scouting. Adesso le major secondo me sono Maria De Filippi, J-Ax, ecc., loro fanno talent scouting.

E' quello che diventa poi l'artista tipico della major, il vincitore del talent show.

Esatto, non c'è più il talent scouting vero e proprio, almeno per quello che vedo io. Io con i dischi di Levante e un paio di altre cose mi sto cimentando con la produzione artistica e mi rendo conto che adesso i lavori più grossi sono tutti legati a X factor e simili.

Ma nel momento in cui tu cerchi un talento tramite X factor cerchi più che altro una bella voce, perché dai in mano ad un ragazzo intonato una canzone da cantare abbastanza famosa da essere apprezzata dal pubblico votante, che fra l'altro non sarà composto da intenditori musicali, e quindi nasce in partenza come un prodotto di marketing più che un prodotto artistico.

Ma certo e infatti il discorso è che da questi talent magari escono dieci cantanti, ma gli autori restano sempre due, quindi se ci pensi si va incontro per forza di cose un appiattimento a livello culturale. C'è questo Canova che produce la maggior parte della musica italiana e ciò non può che livellare un po' il tutto, i dischi rischiano di suonare uguali, le idee per forza di cose sono le stesse. Per quanto lui sia creativo resta sempre uno, quindi si rischia di rimanere ancorati a cose che funzionano ma che sono troppo uguali.

 
 
 

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