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Lamusa - Etrūrya

  • Roberto Checchi
  • Mar 26, 2016
  • 2 min read

Ascoltare musica, parlare di musica. Queste cose possono essere fatte a più livelli, quello di puro raziocinio con giudizi pertinenti e soppesati e quello dettato dal cuore, con giudizi meramente soggettivi e follia amorosa. Per questo motivo scrivere una recensione e giudicare un prodotto artistico è già complesso di per sé, se poi succede che di quel prodotto ti innamori diventa qualcosa di infattibile. Io però provo a spostarmi dall'emotività e parlare di una delle cose più interessanti che ho sentito nell'ultimo anno ovvero Etrūrya, album d'esordio di Lamusa uscito per White Forest Records.

16 tracce, 48 minuti di estraneazione totale dalla nostra realtà per essere trascinati sensualmente in una dimensione e un'atmosfera percepiti probabilmente solo in qualche film europeo degli anni 80. Un omaggio a tante cose che combinate con la giusta ricetta danno un risultato di una rara potenza evocativa: ci sono le colonne sonore dei filmini soft porno, un sax dominante per gran parte del disco e un evidente richiamo alla musica dance italiana degli anni 80. I titoli dei pezzi sono anch'essi esplicativi del luogo in cui vogliono trascinarti, si passa da Slow disco (traccia 5) e Italo Zombie (6) per arrivare a Sex Spell (12), Donna (15) e Pornomb5.

La scelta del nome d'arte, Lamusa, del nome del disco, Etrūrya e dei titoli di alcuni pezzi come Mermaid sono evidenti richiami alla classicità greca. Uniamo a questo la predilezione dell’artista per l'utilizzo di strumenti vintage, cosa singolare per il genere, e abbiamo le coordinate per settare il giusto mood e immergersi fluidamente in un vortice di ricordi che non abbiamo mai avuto. Trovate il momento giusto per ascoltare Etrūrya, uno dei piccoli gioielli che ogni tanto la musica del nostro paese ci regala. Carlotta Magistris

 
 
 

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