Les Amours Imaginaires
- Roberto Checchi
- Dec 8, 2016
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Da sempre, nel cinema in particolare il dibattito fra film di spessore artistico-intellettuale e film per il pubblico è sempre stato aperto; quando c'è il tentativo di unire con coerenza entrambe le parti, il rischio di cadere nel dubbio gusto è più che ampio.
Da qualche anno però è comparso sulle scene questo giovane – giovanissimo – canadese, classe 1989, che ha tutta l'aria di aver trovato una buona ricetta per coniugare questi aspetti. A ventisette anni, Xavier Dolan nei suoi cinque lungometraggi ha già elaborato un'impronta estetica e stilistica personale che presto diventerà un metro di paragone fra i registi contemporanei.
Les Amours Imaginaires è il suo secondo film, uscito nel 2010 quando lui aveva ventun anni; pensarci fa un certo effetto considerando tutto quello che ci troviamo davanti quando guardiamo questa pellicola.
Il soggetto, a tema amoroso tipicamente francese, è qualcosa di estremamente naif: lui, Xavier Dolan in persona che mostra con disinvoltura le sue doti interpretative, la sua amica del cuore, interpretata da una magnifica Monia Chokri allora ventisettenne, e il ragazzo che piace ad entrambi, un Niels Schneider di una bellezza efebica quasi stereotipata dal richiamo Viscontiano.
A questo triangolo amoroso adolescenziale ma poi non così tanto, Dolan affianca scene quasi documentaristiche di interviste/confessioni di ragazzi e ragazze, come a voler delineare una sorta di piccolo trattato sociologico filmico sull'amore oggi.
Il tutto viene inquadrato da un occhio che coniuga deliziosamente leggerezza, sincerità e sensibilità. Anche se meno dichiaratamente autobiografico del precedente J'ai tuè ma mère, Les Amours Imaginaires sembra un'opera paradossalmente ancora più personale. Il che se ci pensiamo di paradossale ha ben poco, dato che appartiene alla natura umana di essere più sé stessi calandoci nei panni di qualcun'altro, ancora meglio se fittizio. Perciò, Xavier Dolan sceglie il suo alter ego e lo chiama Francis, affianca a se stesso una migliore amica carismatica, pittoresca e con la passione per il vintage e ci apre il cuore tirando fuori tutto il suo romanticismo.
Un romanticismo che non si manifesta soltanto a livello di copione e di interpretazione ma in tutti i campi in cui un film si esprime: ed ecco che abbiamo una scena onirica esteticamente mozzafiato di una pioggia di marshmallows su Niels Schneider e i suoi ricci dorati in perfetto contrasto con uno sfondo unico azzurro, slow-motion significativi e una colonna sonora eclettica, contemporanea e che a tratti si sostituisce al dialogo parlando di per sé molto di più quasi a imprimere emotivamente nella nostra testa determinati momenti chiave della storia. Non a caso, il tema ricorrente è Bang Bang dell'italianissima Dalida, che esprime perfettamente il mood dell'intera pellicola: un romanticismo vintage e chic.
Accanto a questa fruizione estetica e intellettuale, c'è un altro elemento autobiografico centrale nel cinema di Xavier Dolan a mio parere fondamentale che come approccio caratterizza ed eleva Les Amours Imaginaires anche rispetto agli altri film del regista: la trattazione della tematica dell'omosessualità, ovvero la non-trattazione della tematica dell'omosessualità. Francis è gay e si innamora dello stesso uomo di cui si innamora Marie, ma ciò passa assolutamente in secondo piano: all'interno del dramma psicologico, della profonda gelosia che si innesca fra i due amici e di queste illusioni che si creano nella testa dei due protagonisti, che arrivano a vivere la storia in modo visionario, pensarci sembra quasi volgare, banale la considerazione che una competizione emotiva fra i due può rimanere solo a un piano ipotetico eppure si afferma con immediata spontaneità e scontato il chiedersi l'inclinazione del conteso, che sembra attribuire pari attenzioni ad entrambi gli infatuati.
Un miracolo estetico e concettuale scritto a ventun anni. Xavier Dolan parla cuore a cuore, danza con leggiadria sulle immagini senza esimersi da scene eccessive, intime e realiste – una scena di masturbazione apparentemente dissonante ma assolutamente perfetta -, ci parla del suo amore ideale e della musica che gli riempie l'anima, coniugando una fruizione immediata e un'empatia emotiva con un'efficacia che nel cinema contemporaneo è assolutamente unica. Carlotta Magistris
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